MONOLOCALE DI CIRCA 40mq, ARREDATO E CORREDATO, SITUATO AL CENTRO DI TRAPANI IN VIA OSORIO VICINO ALLA SPIAGGIA LIBERA
A DUE PASSI DAL PORTO E DALLA STAZIONE (BUS E TRENI)
COSTI A PARTIRE A 20,00 € A PERSONA PER NOTTE.
L'APPARTAMENTO E' DOTATO DI CLIMATIZZATORE, ANGOLO COTTURA, BAGNO CON DOCCIA, AMBIENTE UNICO CON SOPPALCO PER UN TOTALE DI 4/5 POSTI LETTO.
INOLTRE VI E' UNA VERANDA DI CIRCA 20 mq COMODISSIMA PER LE SERATE ESTIVE.
SI RICHIEDE IL 30% A TITOLO DI CAPARRA AL MOMENTO DELLA PRENOTAZIONE,
IL SALDO AVVERRA' ALLA CONSEGNA DELLE CHIAVI.


NATURALMENTE PER SOSTE PIÙ LUNGHE E CON PIÙ DI UNA PERSONA SI EFFETTUANO PREVENTIVI INDIVIDUALI NON ESITATE A CONTATTARCI


PER ULTERIORI INFORMAZIONI E PER EVENTUALI PREVENTIVI
CHIAMATE AL 347 4554212 (KATYA)
OPPURE AL 347 4556517 (ANNA)
O SCRIVETEMI A katiabiunda@gmail.com

TRAPANI

TRAPANI

mercoledì 3 dicembre 2008

UN PO' DI STORIA










LA PROVINCIA DI TRAPANI

TRAPANI

(68346 ab.) è il capoluogo di provincia della cuspide occidentale della Sicilia. Ha origine remote, nell’antichità fu il porto di Erice. Sorge su una penisoletta a forma di falce da cui deriva il toponimo greco “Drepanòn”, falce. Ha avuto notevole sviluppo dall’età aragonese in poi (XIV sec.) grazie ai traffici marittimi con la Spagna. La pesca del tonno, del corallo e la produzione di sale marino, hanno determinato nei secoli l’economia di questa città. La produzione di maioliche e soprattutto la lavorazione del corallo hanno raggiunto elevati livelli artistici, alcune opere si possono ammirare nel Museo Pepoli. Le manifestazioni di rilievo sono: la processione del Venerdì Santo, durante la quale si portano per le stradine del centro storico, venti gruppi statuari in legno che rappresentano la passione di Cristo, opera di artisti ed artigiani locali eseguiti dal XVII sec. in poi; il “Luglio Trapanese” manifestazione musicale dedicata alle opere liriche. Ha ospitato nell’autunno del 2005 le regate della “Luois Vuitton Cup”. Servizi di nave traghetto e aliscafo collegano il porto di Trapani con le Isole Egadi e Pantelleria. Durante la stagione turistica vi attraccano molte nave da crociera i cui passeggeri si dedicano alla visita della città o del territorio della provincia. Le emergenze artistiche sono: La Cattedrale, il Collegio e la Chiesa dei gesuiti, il palazzo del Senato o Cavaretta, chiesa del Purgatorio nella quale si possono visitare tutto l’anno, le 20 sculture dei misteri, il Museo Regionale Pepoli e il Santuario dell’Annunziata con la famosa statua della “Madonna di Trapani” di Nino Pisano (XIV sec.).


LE SALINE DI TRAPANI

RISERVA NATURALE ORIENTATA

Vista dall'alto della salina

Tra la seconda metà del XIX secolo e la prima metà del XX secolo buona parte delle aree umide del Trapanese vennero bonificate per rispondere a necessità di tipo sanitario e per la crescente richiesta di superfici da destinare alle attività agricole.
Nonostante tale profondi stravolgimenti e riduzione degli ambienti umidi, ben cinque riserve naturali tra quelle istituite nella provincia di Trapani ricadono proprio in corrispondenza di aree umide naturali. Tra di esse sicuramente enorme importanza strategica assume la riserva "Saline di Trapani e Paceco". Infatti, essa, rappresenta l'ultimo baluardo per gli uccelli migratori che stagionalmente migrano verso l'Africa attraversando il canale di Sicilia e la prima area umida da essi incontrata durante il viaggio di ritorno primaverile, consentendo agli uccelli di riprendere le forze dopo il lungo viaggio e di riposarsi prima di affrontare il pericoloso viaggio in mare. All'interno della Riserva sono stati censiti ben 208 specie di uccelli, molte delle quali in serio pericolo di estinzione. Tra di essi è possibile osservare Spatole (Platalea leucorodia), Fenicotteri (Phoenicopterus ruber), Aironi bianchi maggiori (Egretta alba), Volpoche (Tadorna tadorna), Avocette (Recurvirostra avocetta), Cavalieri d'Italia (Himantopus himantopus), Sgarze ciuffetto(Ardeola ralloides) e migliaia di anatre.
Non meno importante è il ruolo di salvaguardia che la riserva svolge sull'erpetofauna. Infatti all'interno della Riserva Naturale Orientata delle saline di Trapani e Paceco vive un' ampia diversità di Anfibi, tra cui annoveriamo il Rospo smeraldino (Bufo viridis) e il Discoglosso dipinto (Discoglossus pictus) nonché di rettili come la Lucertola campestre (Podarcis sicula), il Gongilo (Chalcides ocellatus) e la Podarcis wagleriana, specie endemica della Sicilia.
La vegetazione costiera e dei corsi d'acqua ospitano diverse specie vegetali di notevole interesse scientifico e conservazionistico. Tuttavia anche la flora e la vegetazione presenti a diretto contatto con i manufatti legati alla coltivazione del sale rivestono un enorme interesse.
A seconda del loro stato (attivo, abbandonate da pochi anni, abbandonate da un decennio) e dei settori considerati (fondo, margine interno, margine esterno, ecc.), nelle saline si possono osservare diverse specie che condividono i medesimi spazi e le medesime esigenze ecologiche. Per cui sarà possibile osservare piante succulente, vaste distese di salicornieti, splendide praterie costiere salmastre mediterranee dominate da erbe perenni (alofite) di grosse dimensioni che trovano il loro optimum sui suoli salati e salmastri come la Calendula (Calendula marittima) , nonché piante sommerse radicanti, tipiche delle acque salmastre litorali come i canneti ed i tamerici ed infine la splendida vegetazione delle piante psammofile (ossia amanti della sabbia) perfettamente adattate a vivere su depositi di sabbia come il Pancratium maritimum ed il Fungo di Malta.

Saline Mariastella

Tutto questo, unito all' opportunità di percorrere una rete di sentieri attraverso cui poter assistere alle varie fasi della lavorazione del sale ed alla creazione di apposito punti di osservazione per poter osservare gli uccelli nei loro ambiente naturale, rende la visita dell'area delle Saline di Trapani e Paceco un'esperienza unica, in cui osservare ambienti "spettacolari" ed animali e piante eccezionali.
Il tutto a pochi passi da una splendida città come Trapani in cui sarà possibile visitare lo spazio espositivo riguardante proprio la riserva delle Saline di Trapani e Paceco e l'isola della Colombaia.

In Italia le saline sono antichissime, tra le più importanti sono appunto quelle del trapanese e quelle di Cagliari, unitamente al altre sparse nei litorali italiani.

Si sa che quelle di Trapani, probabilmente impiantate dai Fenici, furono date per atto pubblico in gabella nel 1440. Le ricerche hanno dimostrato che le concessioni fatte dal Re Alfonso e Ferdinando di Aragona ai feudatari. come ricompensa dell'opera da essi prestata durante la pestilenza nel 1346, sono testimonianza di una coltivazione salinaria preesistente.

La Riserva, estesa circa 987 ettari, è stata istituita dalla Regione Siciliana nel 1995 ed è stata affidata in gestione al WWF Italia.

L'immensa distesa di acqua visibile da Erice, affacciandosi verso le Egadi, appare separata dolcemente da linee più scure che, creando geometrie particolari, regalano alle Saline un aspetto unico. La Riserva, istituita per salvaguardare una delle ultime zone della Sicilia Occidentale, con le sue peculiarità botaniche, la sua ricchezza faunistica, ed il suo patrimonio di storia e lavoro. tutela le Saline dalla minaccia purtroppo sempre incombente di una incontrollata espansione urbana ed industriale.

Ancora oggi alcune saline conservano i nomi dei proprietari che le impiantarono.

L'attività delle saline è un fatto non dissociabile dall'importanza e dalla funzionalità del contiguo porto di Trapani, in quanto attivo porto commerciale. La fama del sale trapanese raggiungeva tutti i porti ed i mercati del Mediterraneo in quanto Trapani era tappa obbligata per tutte le navi che transitavano lungo le coste occidentali ed orientali di tali mari.

Saline Nubia

Nell'opera De re metallica, Giorgio Agricola, mineralogista del secolo XVI, così iniziava a descrivere il metodo della estrazione del sale marino:
"Tutto essendo preparato e chiusa la comunicazione col mare, si apre la chiavica del serbatoio che contiene l'acqua marina pura e mista di acqua di pioggia o fiume e tosto i fossati della Salina si riempiono. Si apre quindi la prima catarrata che dà accesso all'acqua del fosso al primo bacino. Intanto che il sole la concentra, l'acqua depone le sostanze terrose. Allora si fa passare quell'acqua nel bacino seguente sino a che per l'ardore dei raggi del sole l'acqua si condensi di più e deponga il sale. Poco dopo s'apre la catarrata del bacino seguente. Quando le acque vi sono rimaste in un certo spazio di tempo, s'apre l'adito all'ultimo bacino nel quale finalmente tutta l'acqua si cambia in sale. I primi rimasti vuoti tornano a riempirsi e intanto si stacca il sale del bacino con dei rastrelli e si estrae con delle pale".

La descrizione breve e puntuale registra la tecnica che presiede alla produzione industriale: le acque del mare convogliate in opportune vasche subiscono concentrazioni successive sino a che, ad evaporazione inoltrata, il cloruro di sodio si cristallizza nel fondo delle vasche.

Il ciclo prevede operazioni diverse e successive, ampi luoghi fisici vengono messi in comunicazione in modo da consentire i passaggi alle acque indicati da Agricola. Poiché le sostanze contenute nell'acqua del mare erano molteplici (in primo luogo cloruri e solfati) operazioni e luoghi diversi erano necessari per giungere ad un prodotto abbastanza buono.

Il sistema delle Saline si basava dunque nello spostare l'acqua entro diverse vasche di canalizzazione. Nella prima serie di bacini le acque sono ancora fredde. Ogni vasca si chiama "Fredda"; comunicante con questa attraverso canalizzazioni munite di chiusa segue un secondo ordine di bacini, ancora ampi, ma meno profondi dei primi. Il loro nome è "Vasche di acqua cruda" o "Retrocalde".

Altre vasche seguono a queste, ancor meno profonde delle precedenti, ma in numero sempre maggiore. Sono collegate con le "Retrocalde" da una serie di canali muniti di chiusa, estesi in lunghezza, in modo da favorire le acque che, nel loro lento percorso vanno evaporandosi. Queste vasche vengono chiamate "Ruffiane" o "Messaggere".

ERICE

(29338 ab.), la città nell’antichità fu centro del culto di Afrodite per i greci, Astante per i fenici, Venere per i romani. Sorge sull’omonimo monte, alto ben 752 m., in posizione strategica a dominare la costa occidentale e nord occidentale della Sicilia. Secondo la leggenda la città fu fondata da Enea e dal fratellastro re eponimo Eryx. La città fu dedicata alla madre Afrodite, e ben presto il santuario divenne uno dei più importanti, fu frequentato fino all’età bizantina (VI sec. d.C.). Gli arabi la chiamarono Gebel-Hamed, i normanni Monte San Giuliano, nome che conservò fino al 1936, quando l’allora prefetto di Trapani la volle richiamare Erice. La cittadina, conserva la struttura urbanistica medievale; le sue stradine sono pavimentate con lastre rettangolari, ciottoli a formare un insieme di figure quadrate. Le case hanno patìo o cortile interno, ornato da piante, nel quale è presente la cisterna e la vasca ricavata da un unico blocco di pietra per il bucato. Nel XII sec. sorse il castello normanno, del quale oggi si conservano la struttura delle torri esterne e il muro perimetrale. La Chiesa Madre risale al XIV sec. dedicata all’Assunta è in stile gotico-chiara montano all’esterno, l’interno ha subito trasformazioni in stile eclettico nella seconda metà dell’ottocento. Ospita il Centro di cultura scientifica “Ettore Maiorana” i cui seminari sono seguiti da studiosi e ricercatori provenienti da tutto il mondo. Notevoli è la vista panoramica, a 360°, che si gode dall’alto del monte, verso Trapani con le sue saline, il porto sullo sfondo le Isole Egadi, verso la valle che si estende a meridione coltivata a oliveto, vigneto, e a cereali, o verso oriente con la superba vista sul Golfo di Bonogia e il Monte Cofano. Come si arriva: Da Palermo, si percorre tutta l’autostrada A29 in direzione Trapani, per proseguire sulla provinciale che conduce fin sul monte. Da Trapani si possono percorre due diverse strade provinciali, da via Fardella la strada provinciale conduce direttamente sul monte, la seconda , da Valderice. Con la funivia da Trapani. Di notevole interesse sono la visita della: La Chiesa Madre, La Chiesa di San Martino, Il Museo Civico, Il Castello, Il Giardino del Balio e i suoi panorami.

ISOLE EGADI

L’arcipelago delle Egadi (4137 ab.) è formato dalle isole Favignana, Levanzo e Marittimo, distano da Trapani rispettivamente 17, 15 e 38 km. Si raggiungono in aliscafo o nave traghetto. Nel 1991 è stata costituita l’Area marina protetta Isole Egadi.
Favignana (19 km2), l’antica Aegusa, è l’isola più grande, dominata dal Monte S. Caterina (314 m), in cima al quale vi è una fortezza. In stile eclettico è il villino Florio opera tarda ottocentesca di G.D. Almeyda. Di interesse paesaggistico sono le cave di tufo e le sue numerose calette. Nel mese di maggio e giugno nelle acque antistante il porto si svolge la mattanza, la pesca del tonno.
Levanzo, l’antica Phorbantia, di particolare interesse è la Grotta del Genovese, raggiungibile per mulattiera o in barca, all’interno vi sono graffiti preistorici raffiguranti animali e esseri umani. Fra Trapani è Levanzo vi sono gli isolotti Formica e Maraone.
Marettimo (12 km2), l’antica Hiera o Hieromesus, è la più distante ma anche l’isola con la cima più alta, il Monte Falcone m. 686.

MARSALA

(77784 ab.) è la città più occidentale della Sicilia, sorge sul Capo Boeo o Lilibeo. L’antica città punica di Lilibeo, fondata nel 397 a.C. dagli abitanti di Mozia sopravvissuti alla distruzione della loro città ad opera di Dionigi di Siracusa. I cartaginese la dotarono di opere di difesa che la resero inespugnabile, vanamente fu assediata da Pirro e dai romani. Questi ultimi riuscirono ad impadronirsene dopo il trattato di pace che pose fine alla prima guerra punica (241 a.C.). Fu centro amministrativo della Provincia romana, ospitò come questore Cicerone. Gli arabi la chiamarono Marsala (porti di Alì o di Allah). Dopo un lungo declino, dal XVIII sec. la città ha avuto un nuovo sviluppo demografico ed economico, favorito dall’arrivo di alcuni imprenditori inglesi, Woodhouse, Hopps, Ingham e Whitaker, che sperimentarono e svilupparono la produzione del vino di fama mondiale: Marsala. L’11 maggio 1860, vi sbarcò Giuseppe Garibaldi con i suoi Mille.
Le emergenze artistiche, storiche, architettoniche sono molteplici: parco Archeologico, necropoli punica-romana, Chiesa di San Giovanni e Grotta della Sibilla Lilibetana, Chiesa Madre, Complesso monumentale del Carmine, Complesso monumentale di S. Pietro, Porta Nazionale, Porta Garibaldi, Museo degli Arazzi, il Museo Archeologico, qui si conservano i resti della poppa e parzialmente dello scafo di una nave punica affondata durante la battaglia navale delle isole Egadi 241 a.C.
Di particolare interesse è la visita della cantine Florio, Donna fugata, Pellegrino e l'isola di Mozia, inoltre nella settimane santa vi è la processione dei Misteri vivente che si tiene il giovedì e il venerdì santo.

SAN VITO LO CAPO

(3798 ab.) sorge sull’omonimo capo, un tempo piccolo borgo marinaro che si formò dal XVI sec. E’ giustamente, per la bellezza paesaggistica, per la sua spiaggia e il suo mare un’ambita località balneare. Il piccolo centro abitato si sviluppa attorno alla Chiesa di San Vito.
Nei dintorni, vi è il villaggio turistico Calampiso e la Riserva naturale dello Zingaro.

SEGESTA

Città sorta nel cuore della Sicilia Occidentale, nell’antichità seppe stipulare trattati e strinse alleanze con le maggiori potenze mediterranee come Cartagine, Atene e Roma. La nascita di Segesta ha origine nel mito e nella leggenda. La città fu fondata da Enea insieme al principe autoctono di nome Eceste, fu dedicata alla madre di questi, la dea della fertilità Ekestas, dandole lo stesso nome. Sorse sul Monte Barbaro, fu abitata dagli Elimi, popolo di origine incerta, ma che possiamo definire come una comunità di gruppi etnici, di origine anatolica, egea e ligure che fra il XII. e il XI sec. a.C. arrivarono nella Sicilia occidentale e si unirono, amalgamandosi, agli abitanti autoctoni, i Sicani. Fu la più importante delle città elime, le quali hanno in comune la scelta del sito su cui fare nascere la città: un monte, che domini il paesaggio circostante, di difficile accessibilità e quindi facilmente difendibile. Come si arriva: Da Palermo, Trapani, Mazara del Vallo si percorre l’autostrada A29, si esce a Calatafimi/Segesta per proseguire sulla provinciale, che conduce fino all’ingresso del Parco Archeologico. Orari: ingresso dalle ore 09.00 fino a un’ora prima del tramonto.

SELINUNTE


Il Parco Archeologico di Selinunte ha una superficie di 270 ettari, è il più grande del Mediterraneo e d’Europa. L’antica Sèlinus fu fondata nel 650 a.C. (secondo Diodoro Siculo) o nel 628 a.C. (secondo Tucidide), da coloni greci provenienti da Megera Hyblea, guidati dall’ecista Pàmmilo. Il nome della città deriva del greco sèlinon (prezzemolo). Fu la colonia più occidentale dei greci in Sicilia. Per la sua politica espansionistica venne in conflitto con la vicina Segesta e minacciò gli interessi strategici ed economici di Cartagine. Per questi motivi i punici la distrussero nel 409 a.C. trucidando la metà degli abitanti e costringendo in schiavitù l’altra metà. Rifondata l’anno successivo, 408 a.C. dall’esule siracusano Ermocrate, la nuova città fu circoscritta alla sola aerea dell’acropoli e cinta da nuove fortificazioni. Come si arriva: Da Palermo, Trapani, Mazara del Vallo si percorre l’autostrada A29, si esce a Castelvetrano per proseguire sulla SS 115, che conduce fino all’ingresso del Parco Archeologico. Da Agrigento, percorrendo la SS 115. Orari: ingresso dalle ore 09.00 fino a un’ora prima del tramonto.